STORIA DEL TANTRA


Non si hanno notizie certe sull’origine del Tantrismo, nè documenti riguardanti le prime popolazioni che praticarono questa disciplina. Tuttavia le tradizioni orali narrano che intorno al 2.000 a.C. il popolo degli Harappei nella valle dell’Indo dava grande importanza alla sessualità sia nella vita sociale che in quella religiosa. Gli Harrapei, organizzati in una società di tipo matriarcale, pare avessero raggiunto uno sviluppo civile e culturale molto avanzato per quel tempo: godevano di un notevole benessere, di elevati standard igienici (ogni casa era dotata di almeno un bagno), amavano le arti e i piaceri della vita. E’ curioso il fatto che la loro religione non prevedeva templi, ma semplicemente luoghi di purificazione. Difatti al centro della loro capitale, Mohenjo-Daro, l’edificio principale non era un tempio o un palazzo bensì una grande piscina, un autentico monumento al relax e al benessere.




     Nella civiltà Harappei la donna occupava una posizione di prestigio, tanto nella vita sociale come in quella religiosa, che era incentrata sul culto della Dea Madre, un’enfatizzazione dell’archetipo femminino. La figura della dea dominava le architetture degli edifici più prestigiosi, e si presentava con le braccia aperte e le gambe divaricate, quasi offredo sensualità e sessualità all’adorazione dei passanti. Non ci sono giunte notizie precise sulle cerimonie tantriche di questa popolazione, ma sappiamo che gli Harappei avevano l’usanza di porre un grande letto nella stanza principale ed era il letto della padrona di casa. In questo curato salotto, adornato di statue e raffinati oggetti, si celebrava l’atto amoroso.
     Nelle società matriarcali la spiritualità veniva vissuta come esperienza concreta. La ricerca del divino non era condizionata da un sistema di dogmi e credenze, ma veniva sperimentata direttamente, in modo spontaneo e soggettivo. La religione degli Harappei era strettamente legata ad un sentire corporeo, connnessa al piacere e alla sensualità. Al contrario nelle società patriarcali il divino è nettamente separato dall’umano, di cui ne rappresenta addirittura l’antitesi, e diventa quasi irraggiungibile. Nasce pertanto l’esigenza di riempire questa distanza incolmabile tra uomo e Dio con testi rivelati, dogmi e sacerdoti che fanno da intermediari tra il cielo e la terra.
     Il passaggio dall’organizzazione matriarcale della società a quella patriarcale, che avvenne anche in India, cambiò notevolmente le concezioni religiose e il modo di vivere la spiritualità. Mentre nel Tantra la percezione del femminile era libera e svincolata da strutture mentali, con l’avvento dell’Induismo essa venne gradualmente assoggettata al predominio della razionalità maschile. Nel Tantra le rappresentazioni della donna sono allo stesso tempo sensuali e spirituali, estatiche e intelligenti, fiere e benevoli; al contrario nell’Induismo assumono connotati di subordinazione, di servizio e di obbedienza.
     Con l’ascesa dell’Induismo dunque il Tantra subì una inevitabile fase d’oscuramento, anche se seppe mantenersi vivo grazie al sorgere di alcune sette segrete che ne tramandarono le conoscenze e le pratiche per più di 2.000 anni. Logicamente si sa pochissimo di queste sette, ma è certo che durante il VII secolo d.C. il Tantra tornò a diffondersi in India nell’ambito del Buddhismo Mahayana grazie a diversi monaci, tra cui il più noto è Padmasambhava (letteralmente: nato dal loto), figura quasi mitologica, che soggiornò a lungo anche in Tibet, dove è conosciuto con il nome di Guru Rimpoche ed è venerato come secondo Buddha. Padmasambhava insegnò il Vajrayana (la via del diamante) e fondò la scuola Nyigmapa che è oggi riconosciuta come il Tantra del buddhismo tibetano. Già nell’VIII secolo la sua influenza filosofica si era estesa anche al Kashmir, al Bengala e al Nepal tramite gli insegnamenti dei  monaci del Buddhismo tantrico.
     Di lì a poco il Tantra visse il suo periodo di massimo sviluppo, tra il IX e il XII secolo d.C. sia in India che in Tibet, dove grazie a diversi monaci, tra cui ricordiamoMarpa e Milarepa, ebbe vita la famosa scuola tantrica, Kagyiipamentre Cilupa eNaropa fondarono quella di Kalachakra. A queste due scuole si devono i più importanti testi antichi.
     Successivamente la scuola Kagyiipa si divise in due filoni: il cosiddetto “Tantra rosso”e il “Tantra bianco”. La corrente del Tantra rosso continuò a praticare tecniche di unione sessuale, come previsto dai testi della scuola Kagyiipa, mentre il Tantra bianco deviò verso una moralizzazione delle discipline, concentrandosi soltanto sull’uso consapevole delle energie sessuali ed evitando, in maniera monastica, i rapporti carnali. E’ significativo come il Tantra rosso venne chiamato “della mano sinistra”, mentre quello bianco “della mano destra”, quasi ad enfatizzare l’approccio intuitivo del primo e quello razionale del secondo.
     Nei secoli successivi, a causa dell’invasione islamica il Tantra rosso, quello originario, fu ufficialmente soppresso e fu costretto a trasformarsi nuovamente in una scuola occulta (setta segreta). Il Tantra bianco, che presentava aspetti monastici ed era privo di rapporti sessuali, fu generalmente tollerato ma perse gradualmente la propria identità finendo col fondersi allo Yoga. Oggi lo conosciamo come Tantra Yoga, e pur mantenendo una fondamentale attenzione alle energie sessuali, ha completamente perso la sua peculiarità di approccio concreto alla sessualità, tipica del Tantra originario.



      Solo dopo la rivoluzionesessuale negli anni Settanta e l’emancipazione femminile in Occidente, si preparò il terreno per la riscoperta dell’unione del piacere fisico con la spiritualità e la rinascita di un Tantra completo in tutte le sue pratiche. Negli ultimi decenni alcuni monaci tibetani hanno aperto i loro insegnamenti tantrici all’Europa e all’America. Alcuni di loro, come Lama Yesce, Lama Zopa o Chogyam Trungpa Rinpoche hanno svolto un proficuo lavoro di adattamento sulle meditazioni tibetane necessario alla mentalità occidentale. Anche in India molti ashram si sono aperti agli occidentali, e maestri come Osho Rajneesh, Paramahansa Satyananda o Yogi Bhajan hanno proposto chiavi di lettura più moderne e comprensibili degli antichi testi tantrici.


Nessun commento:

Posta un commento